Descrizione
POMA DEI VISCONTI DA GOITO (XI SECOLO)
Una memoria antica, dopo aver narrato le origini gotiche del paese, continua: «comunque Goito anticamente fosse meno popolato che ai nostri giorni con tutto ciò mobilitarono illustri uomini, imperrocchè la gloria degli uomini dei luoghi, non è dalla cifra degli abitanti misurata. Suo primo splendore fu la famiglia Visconti. […]». Il nobile Casato Visconti che, per ora, le indagini storiche non dicono imparentato con quello di Milano, poiché i Visconti in parola erano nobili mantovani e avevano case nei pressi del Duomo, possedevano anche terreni sul Goitese. Quando il Comune di Mantova rivendicò la custodia del ponte di Goito, vi mandò dei suoi Arimanni, detti Signori o Clochis, i quali costituirono la seconda consorteria; tra le famiglie di Arimanni ci fu quella dei Visconti. La nostra Poma sposò Ugo Visconti, ma rimase vedova in giovane età. Dopo aver riunito in preghiera nella propria abitazione alcune donne secondo la regola benedettina, finì per donare il suo palazzo di Mantova all’ordine delle suore nel 1100 che divenne il monastero femminile di S. Giovanni Evangelista. Morì nel suo ritiro nell’anno 1105 in concetto di santità.
SORDELLO DA GOITO (1199 CIRCA – 1269)
Il poeta trobadorico Sordello è nato a Goito, in località Sereno e viene ricordato da Dante nella "Divina Commedia" dove, nel VI Canto del Purgatorio, si legge dell'incontro con il sommo poeta Virgilio. Della creazione sordelliana non è giunto molto a noi: una quindicina di liriche, diverse canzoni ed inoltre il poemetto "Ensenhamens d'onor" ed un "Compianto" in morte di Blacatz, tradotto quest'ultimo in varie lingue e, allora, diffusissimo.
“Buon cantore e buon musico, uomo di persona avvenente e incline alle avventure d'amore” lo definisce una “Vidas” del tempo. Carducci, secoli dopo, dichiara: “Fra gli italiani che poetarono in provenzale il più insigne o, se vogliamo, il più fortunato è Sordello da Mantova, uno di quei poeti che fan risplendere come sole tutto ciò che toccano, un di quei il cui canto vince di mille secoli il silenzio”.
Moltissimi scrissero di Sordello ma soltanto tre hanno lasciato cose rilevanti e complete: Cesare de Louis nel 1896, Giulio Bertoni nel 1938 ed il nostro concittadino Emilio Faccioli la cui opera ha visto la luce nel 1994 ed è stata il fulcro dei festeggiamenti con i quali Goito ha onorato Sordello, le cosiddette “Manifestazioni Sordelliane”.
ANDREA DA GOITO (XIV SECOLO)
Segretario del primo Capitano di Mantova e Vicario Imperiale Luigi Gonzaga, quando nell’ottobre 1354 venne a Mantova Carlo IV, imperatore di Germania e Re di Boemia, Andrea grazie alla sua carica fu tra quelli che ricevettero a Mantova l’illustre ospite e prese parte attiva nei negoziati di quegli anni.
La sua fama di valente poeta gli procurò stretti rapporti di amicizia con Petrarca che era tra gli ambasciatori dei Visconti di Milano e di altri principi italiani che si recarono a parlamentare con Carlo IV sull'inizio di dicembre dell'anno 1354; il poeta si si trattenne in città per otto giorni e regalò a Luigi Gonzaga alcuni preziosi manoscritti. Andrea condusse l'amico anche a Goito, nelle tenute gonzaghesche.
VITTORINO DA FELTRE (1373 CA – 1446)
Tra i membri di un'eletta schiera di cultori dell'umanesimo cristiano rifulge di una luce superiore Vittorino de' Rambaldoni, detto da Feltre, dalla patria dove nacque verso il 1378.
Egli amò intensamente lo studio, ma non potendo contare sull'aiuto dei poveri genitori, si procurò i mezzi con uno sforzo ammirabile di volontà; venne chiamato a Mantova dal Marchese Gian Francesco Gonzaga per educare i figli. Vivendo alla Reggia dei Gonzaga il Rambaldoni ebbe rapporti con Goito che furono di ordine tecnico: a Goito, dove il Marchese aveva ordinato la simmetrica costruzione del Castello e dell'annesso paese (l’attuale disposizione di Goito è infatti relativa a quest’epoca), ricoprì l’incarico di ingegnere (1430-1445). Morì a Mantova nel 1446.
DON ENRICO TAZZOLI (1812 – 1852)
Cannetese di origine, Goitese d'adozione, Don Enrico Tazzoli nacque il 19 aprile 1812, da Pietro Tazzoli e dalla nobildonna Isabella Arrivabene. Il padre era Avvocato, giudice conciliatore, o giudice di pace, come si diceva allora, di Canneto, dal 1808 al 1812, quando venne nominato giudice di Goito fino alla sua morte nel 1847 e dove lasciò una impronta duratura fondata sulle basi della giustizia e della carità.
Don Enrico visse a Goito fino al giorno della sua consacrazione a sacerdote nel 1835; molto impegnato nell'assistenza filantropica e nella educazione popolare, sposò i principi di un suo cristianesimo "illuminato" con lo spirito umanitario e democratico delle lotte risorgimentali, tanto da definire il suo supremo amor di patria la sua "seconda religione".
Il 7 dicembre 1852, sulle forche degli spalti di Belfiore, venne giustiziato per opera degli austriaci.
GAETANO CAMILLO GUINDANI (1834 – 1904)
Vicario generale al tempo del vescovo Geremia Bonomelli e nel 1872 fu nominato vescovo di Borgo San Donnino (l’attuale Fidenza). Nel 1879 succedette a monsignor Pier Luigi Speranza (1854-1879) sulla cattedra di San Narno. Visitò frequentemente le parrocchie compiacendosi di contatti diretti con i fedeli, in particolar modo la parrocchia di Ceresara/Solarolo, dove possedeva da antica data una villa/soggiorno estivo. Sostenne sempre ed incoraggiò le iniziative assunte dai sacerdoti e dai laici nell’ambito dell’associazionismo cattolico.
Una memoria antica, dopo aver narrato le origini gotiche del paese, continua: «comunque Goito anticamente fosse meno popolato che ai nostri giorni con tutto ciò mobilitarono illustri uomini, imperrocchè la gloria degli uomini dei luoghi, non è dalla cifra degli abitanti misurata. Suo primo splendore fu la famiglia Visconti. […]». Il nobile Casato Visconti che, per ora, le indagini storiche non dicono imparentato con quello di Milano, poiché i Visconti in parola erano nobili mantovani e avevano case nei pressi del Duomo, possedevano anche terreni sul Goitese. Quando il Comune di Mantova rivendicò la custodia del ponte di Goito, vi mandò dei suoi Arimanni, detti Signori o Clochis, i quali costituirono la seconda consorteria; tra le famiglie di Arimanni ci fu quella dei Visconti. La nostra Poma sposò Ugo Visconti, ma rimase vedova in giovane età. Dopo aver riunito in preghiera nella propria abitazione alcune donne secondo la regola benedettina, finì per donare il suo palazzo di Mantova all’ordine delle suore nel 1100 che divenne il monastero femminile di S. Giovanni Evangelista. Morì nel suo ritiro nell’anno 1105 in concetto di santità.
SORDELLO DA GOITO (1199 CIRCA – 1269)
Il poeta trobadorico Sordello è nato a Goito, in località Sereno e viene ricordato da Dante nella "Divina Commedia" dove, nel VI Canto del Purgatorio, si legge dell'incontro con il sommo poeta Virgilio. Della creazione sordelliana non è giunto molto a noi: una quindicina di liriche, diverse canzoni ed inoltre il poemetto "Ensenhamens d'onor" ed un "Compianto" in morte di Blacatz, tradotto quest'ultimo in varie lingue e, allora, diffusissimo.
“Buon cantore e buon musico, uomo di persona avvenente e incline alle avventure d'amore” lo definisce una “Vidas” del tempo. Carducci, secoli dopo, dichiara: “Fra gli italiani che poetarono in provenzale il più insigne o, se vogliamo, il più fortunato è Sordello da Mantova, uno di quei poeti che fan risplendere come sole tutto ciò che toccano, un di quei il cui canto vince di mille secoli il silenzio”.
Moltissimi scrissero di Sordello ma soltanto tre hanno lasciato cose rilevanti e complete: Cesare de Louis nel 1896, Giulio Bertoni nel 1938 ed il nostro concittadino Emilio Faccioli la cui opera ha visto la luce nel 1994 ed è stata il fulcro dei festeggiamenti con i quali Goito ha onorato Sordello, le cosiddette “Manifestazioni Sordelliane”.
ANDREA DA GOITO (XIV SECOLO)
Segretario del primo Capitano di Mantova e Vicario Imperiale Luigi Gonzaga, quando nell’ottobre 1354 venne a Mantova Carlo IV, imperatore di Germania e Re di Boemia, Andrea grazie alla sua carica fu tra quelli che ricevettero a Mantova l’illustre ospite e prese parte attiva nei negoziati di quegli anni.
La sua fama di valente poeta gli procurò stretti rapporti di amicizia con Petrarca che era tra gli ambasciatori dei Visconti di Milano e di altri principi italiani che si recarono a parlamentare con Carlo IV sull'inizio di dicembre dell'anno 1354; il poeta si si trattenne in città per otto giorni e regalò a Luigi Gonzaga alcuni preziosi manoscritti. Andrea condusse l'amico anche a Goito, nelle tenute gonzaghesche.
VITTORINO DA FELTRE (1373 CA – 1446)
Tra i membri di un'eletta schiera di cultori dell'umanesimo cristiano rifulge di una luce superiore Vittorino de' Rambaldoni, detto da Feltre, dalla patria dove nacque verso il 1378.
Egli amò intensamente lo studio, ma non potendo contare sull'aiuto dei poveri genitori, si procurò i mezzi con uno sforzo ammirabile di volontà; venne chiamato a Mantova dal Marchese Gian Francesco Gonzaga per educare i figli. Vivendo alla Reggia dei Gonzaga il Rambaldoni ebbe rapporti con Goito che furono di ordine tecnico: a Goito, dove il Marchese aveva ordinato la simmetrica costruzione del Castello e dell'annesso paese (l’attuale disposizione di Goito è infatti relativa a quest’epoca), ricoprì l’incarico di ingegnere (1430-1445). Morì a Mantova nel 1446.
DON ENRICO TAZZOLI (1812 – 1852)
Cannetese di origine, Goitese d'adozione, Don Enrico Tazzoli nacque il 19 aprile 1812, da Pietro Tazzoli e dalla nobildonna Isabella Arrivabene. Il padre era Avvocato, giudice conciliatore, o giudice di pace, come si diceva allora, di Canneto, dal 1808 al 1812, quando venne nominato giudice di Goito fino alla sua morte nel 1847 e dove lasciò una impronta duratura fondata sulle basi della giustizia e della carità.
Don Enrico visse a Goito fino al giorno della sua consacrazione a sacerdote nel 1835; molto impegnato nell'assistenza filantropica e nella educazione popolare, sposò i principi di un suo cristianesimo "illuminato" con lo spirito umanitario e democratico delle lotte risorgimentali, tanto da definire il suo supremo amor di patria la sua "seconda religione".
Il 7 dicembre 1852, sulle forche degli spalti di Belfiore, venne giustiziato per opera degli austriaci.
GAETANO CAMILLO GUINDANI (1834 – 1904)
Vicario generale al tempo del vescovo Geremia Bonomelli e nel 1872 fu nominato vescovo di Borgo San Donnino (l’attuale Fidenza). Nel 1879 succedette a monsignor Pier Luigi Speranza (1854-1879) sulla cattedra di San Narno. Visitò frequentemente le parrocchie compiacendosi di contatti diretti con i fedeli, in particolar modo la parrocchia di Ceresara/Solarolo, dove possedeva da antica data una villa/soggiorno estivo. Sostenne sempre ed incoraggiò le iniziative assunte dai sacerdoti e dai laici nell’ambito dell’associazionismo cattolico.